Staminali: cosa prevede la legge italiana

Con la conversione in legge del D.L. 25 marzo 2013 n. 24 (noto anche come decreto Balduzzi), si è aperta una nuova strada per quanto riguarda la terapia con le cellule staminali. Dopo anni di incertezza si è coniugato finalmente il bisogno di avviare una sperimentazione sul trattamento con le cellule staminali e il proseguimento delle terapie per i soggetti che avevano già intrapreso un percorso di cura di questo tipo. Nonostante questo la questione staminali non è mai stata chiarita definitivamente, anzi. Potete approfondire sul sito Biostaminalia, ma cerchiamo di capire meglio cosa è successo negli ultimi due anni.
Dopo aver scoperto lo straordinario potere delle staminali, i ricercatori hanno iniziato a studiare in che modo queste cellule intervengono nel processo di rigenerazione dei tessuti degli organi e nelle patologie degenerative. Le ricerche pubblicate sulle riviste scientifiche sono numerose ma l’utilizzo delle staminali solleva una serie di questioni di tipo etico perché con le staminali si distruggono i blastocisti e quindi l’inizio identitario di un individuo. Tuttavia era impossibile restare indifferenti davanti agli straordinari risultati ottenuti in laboratorio, così i Paesi hanno deciso di iniziare a dotarsi di una legislazione adeguata.
In Italia l’iter è iniziato nel 2004 con un articolo specifico contenuto nella legge sulla procreazione assistita che dice: «E’ vietata qualsiasi sperimentazione su ciascun embrione umano». In deroga a questo principio è consentita una sperimentazione ai fini della tutela della salute dell’embrione stesso (art. 13 commi 1,2). Quest’articolo non ha mai impedito l’importazione delle cellule staminali dall’estero (come è effettivamente avvenuto). Ma questa è storia vecchia, perché nel 2013 con questa legge si è dato il benestare al metodo Stamina.
Nel mese di Gennaio 2015 però è stato annunciato il fallimento di Stamina. I responsabili sono coinvolte in vicende giudiziarie che hanno riempito le colonne di cronaca giudiziaria nei giornali. Due comitati scientifici hanno bocciato il metodo e il Ministero della salute Beatrice Lorenzin ha già firmato il decreto che tutela i pazienti che si sono sottoposti a terapie non autorizzate. Questo nuovo decreto abroga il tanto discusso decreto “Turco” del 2006 in cui si regolamentava “l’uso compassionevole delle terapie”. Tutti i trattamenti devono rispettare i requisiti stabiliti dalla normativa europea e da quella italiana. La vigilanza spetta all’Aifa e l’Istituto superiore di Sanità.