Petrolio: l’Opec è pronta a stupire, prezzi in stand-by

Che ne sarà della quotazione del petrolio? Quali sono le previsioni per l’anno 2019? Questa settimana a Vienna si sta tenendo il vertice OPEC e la parola d’ordine è una sola: rollover.
Il contesto generale si presenta davvero incerto ma il gruppo Opec +, formato da Paesi rientranti tra i maggiori esportatori e produttori, ha in programma ora di rinnovare i tagli produttivi.
Il 26 giugno le quotazioni erano ferme a +2,2% e quelle del future consegna a settembre registrano un calo pari a 1/4 di punto percentuale, cioè 65,5 dollari al barile.
Oggi 4 luglio 2019 le quotazioni dell’oro nero sono scese ancora a 56,80 dollari al barile con uno scostamento pari al -1% nelle ultime 24 ore.
Nell’ultimo mese i prezzi del petrolio sono stati negativi e in generale da inizio anno segno un rialzo pari a poco meno di 20 punti percentuali.
L’Iraq e le promesse di compliance L’Opec + è costituito da Paesi impegnati nella produzione ed esportazione del greggio in tutto il mondo e, in questa dicitura, la Russia rappresenta il +.
A partire dall’inizio di quest’anno ha elaborato un piano volto a ridurre in modo significativo la produzione di greggio, pari almeno a circa 1,2 milioni di barili al giorno.
Ora che ci troviamo alla scadenza di questo accordo semestrale l’impressione è che esso sarà quantomeno rinnovato e, se possibile, incrementato.

Che ne sarà della quotazione del petrolio? Quali sono le previsioni per l’anno 2019? Questa settimana a Vienna si sta tenendo il vertice OPEC e la parola d’ordine è una sola: rollover.

Il contesto generale si presenta davvero incerto ma il gruppo Opec +, formato da Paesi rientranti tra i maggiori esportatori e produttori, ha in programma ora di rinnovare i tagli produttivi.

Il 26 giugno le quotazioni erano ferme a +2,2% e quelle del future consegna a settembre registrano un calo pari a 1/4 di punto percentuale, cioè 65,5 dollari al barile.

Oggi 4 luglio 2019 le quotazioni dell’oro nero sono scese ancora a 56,80 dollari al barile con uno scostamento pari al -1% nelle ultime 24 ore.

Nell’ultimo mese i prezzi del petrolio sono stati negativi e in generale da inizio anno segno un rialzo pari a poco meno di 20 punti percentuali.

L’Iraq e le promesse di compliance

L’Opec + è costituito da Paesi impegnati nella produzione ed esportazione del greggio in tutto il mondo e, in questa dicitura, la Russia rappresenta il +.

A partire dall’inizio di quest’anno ha elaborato un piano volto a ridurre in modo significativo la produzione di greggio, pari almeno a circa 1,2 milioni di barili al giorno.

Ora che ci troviamo alla scadenza di questo accordo semestrale l’impressione è che esso sarà quantomeno rinnovato e, se possibile, incrementato.
In particolare, il Ministro del petrolio, Thamer Ghadhban, dell’Iraq, in qualità di secondo produttore Opec, ha annunciato il suo impegno a fare tagli importanti e a implementare un piano idoneo a ridurre complessivamente la produzione di greggio.

Inoltre, non bisogna dimenticare che ha confermato la volontà dell’Iraq di fare il possibile per rispettare gli impegni presi con i membri dell’Opec.

Greggio: Il possibile aumento dei tagli output

Il ministro ha fatto anche un’altra dichiarazione riguardo l’efficacia dell’accordo Opec di inizio 2019.

Il funzionamento di questo accordo si è rivelato, ha sottolineato il Ministro, inefficace a conseguire gli obiettivi dei Paesi Opec +.

Ha funzionato più che altro in modo tale da impedire e minimizzare le “strozzature” del mercato, ma le premesse per fare un accordo più di sostanza ci sono tutte.

Thamer Ghadhban non ha divulgato i livelli di tagli raggiunti ma gli operatori ci dicono che si parla di una riduzione di ulteriori 600mila barili al giorno.

Il petrolio e l’andamento del prezzo nel secondo semestre 2019

La preoccupazione del ministro Thamer Ghadhban è senz’altro giustificata visto che le stime relative alla domanda del 2019 sono state evisionate al ribasso.

L’Agenzia Internazionale dell’Energia, infatti, ha dichiarato che queste richieste cresceranno di 1,2 milioni di barili giornalieri a dispetto degli 1,4 milioni previsti a inizio 2019.

ING stima che i prezzi del Brent saranno in ulteriore salita a fronte di un aumento della domanda, di tensioni crescenti in Iran e una situazione carica di difficoltà in Venezuela.

In particolare, si pensa che arriveranno a 69 dollari medi nel terzo trimestre ma solo a 73 nel quarto.