Flat tax famiglie: quali sono i pro e i contro della tassa “piatta”?

Uno dei “tormentoni” del più recente dibattito in materia di politica fiscale è la Flat Tax, ipotesi lanciata da Silvio Berlusconi nella campagna elettorale che ha preceduto le elezioni 2018.

Dopo essere stata recepita dalla Lega, la tassa “piatta” è stata inserita nel noto Contratto di Governo stipulato con i Cinque Stelle di Grillo e Casaleggio.

Con la Legge di Bilancio 2019, la tassa piatta al 15% o al 5% (per i primi 5 anni di attività) spetta a tutti i soggetti titolari di Partita IVA che non eccedano i 65.000 euro di fatturato annuo.

Oggi la tassa “piatta” spetta a tutta la platea di contribuenti destinatari del nuovo Regime Forfettario, ridisegnato dall’attuale Governo attraverso l’eliminazione dei precedenti limiti all’accesso.

A partire dal 2020, oltre al previsto passaggio dell’imposta sostitutiva dal 15% al 20%, per ricavi non superiori ai 100.000 euro e compatibilmente con la capienza del Bilancio dello Stato, potrebbe essere varata anche una forma di flat tax destinata alle famiglie.

L’ipotesi non rappresenta una novità, essendo una misura rinviata in sede di approvazione della Manovra Finanziaria 2019. Nelle ultime settimane, il dibattito sulla Flat Tax famiglie è ritornato prepotentemente all’ordine del giorno.

Il Vice Premier Matteo Salvini, sulla scia dello storico risultato elettorale conseguito alla recentissime elezioni europee, ne ha più volte ribadita la necessità e l’esigenza di un’accelerazione.

Tassa “piatta”: la proposta riformistica e le aliquote

La proposta riformistica prevede il varo di un sistema di tassazione dei redditi delle persone fisiche (e delle famiglie) articolato in due aliquote in sostituzione delle cinque attualmente in vigore:
– i redditi fino ad E. 55.000,00 sconterebbero IRPEF in ragione del 15%;
– per i redditi oltre E. 55.000,00, sarebbe invece prevista un’unica aliquota del 38%.

Secondo i fautori della proposta, la progressività dell’imposizione, principio di rango costituzionale, sarebbe garantito dalla riforma del sistema delle detrazioni.

In particolare, l’eliminazione delle cinque aliquote verrebbe compensata con la deduzione forfettaria di 3.000 euro computata in base al numero dei componenti che spetterebbe:

  • solo nel caso di situazioni “a carico” per i redditi compresi tra 35.001 e 50.000 euro.
  • per ogni soggetto che compone il nucleo familiare in caso di redditi inferiori ad 35.000 euro.

Flat Tax famiglie: quali sono i benefici post riforma?

Nonostante sia garantita la progressività del sistema impositivo, il meccanismo di tassazione ipotizzato produrrebbe, a conti fatti, benefici più ampi all’aumentare del reddito dichiarato.

Ciò non deve stupire, in quanto il nuovo regime andrebbe a confrontarsi con un sistema di aliquote, quello in vigore, che tassa al 38% i redditi compresi tra i 28.000 e i 55.000 euro, aumentando fino al 43% per i redditi superiori ai 75.000 euro.

L’effetto della tassa “piatta” sarebbe davvero rilevante per i contribuenti con redditi elevati, tenuto conto del gap che vi sarebbe tra l’attuale tassazione Irpef e la Flat Tax del 15%.

Un piccolo esempio per capire meglio: un contribuente senza famiglia con reddito di 50.000 euro attualmente paga circa 15.140 euro di Irpef. Con la tassa “piatta” del 15% l’imposta sarebbe pari a 8.250 euro. Il vantaggio sarebbe ben evidente!