Alitalia, ennesimo prestito e caos totale

Siamo alle solite verrebbe da dire, l’Alitalia riparte da dove era rimasta. Una situazione grottesca, che pare non avere fine. Arriva infatti l’ennesimo prestito ponte ultrà milionario da parte dello Stato. Ancora 350 milioni di euro, un prestito che come sempre si ripercuoterà sulle spalle dei contribuenti. Insomma ancora ossigeno nelle casse di Alitalia in attesa che si definisca la composizione del consorzio di salvataggio. Una soluzione che paee non accontenti nessuno. Il Governo ha inserito altri 350 milioni nelle casse di Alitalia per consentire l’operatività finché non saranno certi i partecipanti all’operazione. Una situazione al momento stagnante, che si protrae da troppo tempo, e che sta spingendo sempre di più la compagnia in un baratro senza fondo, ma soprattutto senza apparente via di uscita. Nel frattempo resta con un piede dentro alle trattative anche la compagnia Lufthansa, anche se non si comprende con quali percentuali, e ancor peggio con quali intenzioni.

Alla ricerca di partner

Alitalia ed il Governo sono alla ricerca di partner, in grado di rilevare e far ripartire la compagnia. Al momento oltre ai tedeschi di Lufthansa, si erano affacciati anche Delta e Ferrovie dello Stato. I primi non hanno trovato un’accordo valido, circa le rotte da assegnare alla zona del Nord America. I secondi invece dopo aver mostrato un certo interesse, pare abbiano battuto ritirata, ed ora paiono lontani dal voler chiudere un accordo. Una situazione davvero difficile, che preoccupa non solo la compagnia di bandiera, ma anche il governo italiano. La Lega ha attaccato Di Maio, dichiarando che il ministro non é in grado di trovare ne una soluzione accettabile, ne tantomeno dei partners in grado di far fronte comune e rilevare Alitalia. Adesso il governo con il nuovo prestito da 350 milioni di euro, si é darò altei sei mesi di tempo. Un periodo nel quale si avrà l’obbligo di intensificare i rapporti, e convocare alcuni tavoli tecnici. Queste azioni serviranno per comprendere quali potranno essere le soluzioni plausibili.

Una catastrofe economica

Finora Alitalia ha già “bruciato” ben 1,25 miliardi di euro. Questa è la somma complessiva che il governo italiano, ha versato nelle casse della compagnia, per evitare un fallimento che manderebbe a casa un numero importante di lavoratori. Oltre a quello Alitalia infatti, vi é una sorta di costellazione di aziende satellite che lavorano per la compagnia aerea. Un indotto, che in caso di fallimento, causerebbe un tracollo economico, anche in termini di posti di lavoro, difficilmente digeribile per qualsiasi governo o fazione politica. L’attuale opposizione con Lega e Fdi in testa, ha criticato La soluzione dell’ennesimo prestito ponte. Secondo questi partiti infatti, questo Governo aveva detto dì dover dare una spiegazione circa i vari prestiti finora elargiti. Invece non ha trovato di meglio, ed ha rinnovato un prestito costituita da una somma di denaro, che pagheranno ancora una volta i contribuenti. Oltre a Di Maio ovviamente è finito nel mirino della critica, anche il Ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, reo di aver manifestato un falso ottimismo circa la questione. Pare infatti che poco tempo fa, avrebbe dichiarato che il prestito ponte sarebbe terminato, visto che si stava arrivando ad una soluzione positiva del casi. Niente da fare invece,. e situazione molto ingarbugliata.

Le prossime mosse

Le ultime novità riferiscono di un prossimo incontro previsto entro e non oltre die mesi. Periodo utile per provare a trovare la quadra, da parte dei commissari di Ferrovie dello Stato. Pare possa nascere una cordata in grado di rilevare Alitalia. Del pacchetto farebbero parte: Ferrovie dello Stato, Atlanta (e quindi anche Lufthansa), Delta Airlines ed una quota di minoranza del Tesoro. Questa la momento pare essere la soluzione più plausibile, e quella che potrebbe realmente mettere nero su bianco un’offerta valida e congrua, in grado di chiudere una partita infinita. Nel caso saltasse il banco, sarebbe una sconfitta per tutti. In primis per i migliaia di lavoratori coinvolti, in una partita delicatissima che nessuno puó permettersi di perdere.